L'armeria non può rottamare le armi

Sono il titolare di un’armeria. Di recente ho chiesto ai miei Carabinieri di poter rottamare una decina di armi che avevo acquisito con regolare Mod. 38 dai miei clienti. Dopo diversi solleciti, mi hanno comunicato che lo Stato rottamerebbe solo le armi dei privati e non anche quelle delle armerie, poiché le armerie devono provvedere da sole. È corretta l’informazione che mi è stata fornita?

Risposta a cura dell’Avv. Adele Morelli

Ai sensi dell'art. 11, comma 1, della L. n. 110/1975, così come modificato dal D.Lgs. n. 204/2010 (in vigore dal 1 luglio 2011), letto in combinato disposto con l'art. 6 della L. n. 152/1975 e con la chiarissima circolare esplicativa del Ministero dell'Interno N. 557/PAS-50.0121/Q/12 del 5 giugno 2012, ai titolari di licenze professionali in art. 31 TULPS (nello specifico, fabbricazione o riparazione) è assolutamente preclusa la possibilità di rottamare, dunque portare a distruzione definitiva, armi comuni da sparo o parti essenziali di esse, essendo tale facoltà di esclusiva competenza dello Stato, cioè dei centri CE.RI.MANT. dell'Esercito, che fanno capo al Ministero della Difesa, proprio perché, come esplicato nella suddetta circolare (tra l'altro, molto recente), solo in questo modo si può garantire la completa tracciabilità dell'arma dalla sua nascita alla sua fine (altrimenti, il titolare dell'armeria rischierebbe di essere indagato per ricettazione, art. 648 c.p.; in ogni caso, poi, ai sensi dell'art. 23, comma 4, L. n. 110/1975, non possono assolutamente essere cancellati i segni identificativi delle armi, e la distruzione da parte dell’armeria comporterebbe in primis questo!). Pertanto, l'armeria, al pari dei privati cittadini, deve portare le armi e parti essenziali che intende far rottamare presso la propria Caserma dei Carabinieri territorialmente competente oppure Commissariato oppure Questura, e chiedere di poterne effettuare il versamento ai fini della rottamazione compilando l’apposito verbale che gli uffici mettono a disposizione dell’utenza.

Avv. Adele Morelli

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